Perché gli obesi hanno infiammazione ipotalamica

 

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 10 giugno 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

È stato scoperto di recente che l’infiammazione ipotalamica e la gliosi sono processi che precedono la genesi della condizione patomorfologica di eccesso ponderale caratterizzata dallo sviluppo e dall’accumulo di grasso, comunemente definita obesità. La ricerca condotta su modelli sperimentali, in particolare su roditori, ha dimostrato che infiammazione ipotalamica e gliosi si verificano rapidamente dopo l’istituzione di una dieta con alto contenuto di grassi[1], e che la sensibilità o la resistenza all’obesità indotta dalla dieta nei roditori era strettamente correlata con la presenza o l’assenza di infiammazione ipotalamica e gliosi reattiva[2]. Inoltre, interventi funzionali che accrescono o riducono l’infiammazione nei neuroni e nella glia, corrispondentemente alterano l’aumento di peso associato alla dieta. Sulla base di queste evidenze si è ritenuto che l’infiammazione cerebrale, e in particolare ipotalamica, e la gliosi abbiano un ruolo patogenetico nell’obesità, costituendo processi responsabili delle alterazioni della regolazione energetico-metabolica[3].

Sebbene da alcuni ricercatori siano stati ottenuti dati in contrasto con la tesi del ruolo patogenetico dell’infiammazione ipotalamica, altri studi hanno esteso l’indagine all’uomo riscontrando negli obesi alterazioni della connettività, oltre che gliosi[4]. Quest’anno è stato pubblicato uno studio che ha documentato un meccanismo di segnalazione astrocitaria (IKKβ/NF-KB) necessario tanto per l’infiammazione dell’ipotalamo quanto per il conseguente sviluppo di obesità[5].

Ora, Kreutzer e colleghi hanno pubblicato il risultato di un’indagine nell’uomo volta ad identificare la presenza di fattori ambientali o genetici in grado di influenzare lo sviluppo dell’infiammazione ipotalamica connessa con l’obesità.

(Kreutzer C., et al., Hypothalamic Inflammation in Human Obesity is Mediated by Environmental and Genetic Factors. Diabetes Epub ahead of print doi: 10.2337/db17-0067, Jun 2, 2017).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Radiology and Neuroradiology, Institute of Medical Informatics and Statistics, Institute for Experimental Cancer Research, Institute of Clinical Molecular Biology, University of Kiel (Germania); Department of Anatomy, Histology and Embriology, University of Patras (Grecia); Department of Nuclear Medicine, University of Cologne (Germania).

Di passaggio, si ricordano qui alcune nozioni relative al rapporto di controllo del cervello sul grasso di deposito che costituisce la riserva di energia a lungo termine dell’organismo.

Eleganti esperimenti di parabiosi, che associavano un topo normale ad uno mutante portatore di una mutazione omozigotica recessiva del gene obesity (ob) responsabile di obesità ed ipotermia, avevano dimostrato che i mutanti mancavano di un segnale circolante proveniente dai depositi di grasso in grado di controllare a feedback l’assunzione di cibo e a feed-forward il dispendio energetico. Altri esperimenti avevano dimostrato che i topi con una mutazione omozigote per il gene diabetes (db), invece di mancare del segnale, mancavano di un recettore. Circa 25 anni dopo i primi esperimenti di parabiosi, Jeffrey Friedman e colleghi identificarono il segnale in un peptide circolante che fu chiamato leptina (dal greco leptos = snello, sottile, magro). La leptina è trasportata attraverso la barriera emato-encefalica ed agisce nel cervello e alla periferia su recettori che sono membri della superfamiglia dei recettori ad elica.

La leptina circolante e l’insulina interagiscono con i loro recettori situati sulla membrana di due popolazioni di neuroni del nucleo arcuato dell’ipotalamo mediale. Queste due popolazioni neuroniche rispondono in maniera opposta a leptina e insulina: una rilascia due segnali anabolici, ossia il peptide Y (NPY) e l’AGRP (agouti-related peptide)[6], l’altra rilascia due segnali catabolici, ossia α-MSH e CART. Fasci di proiezione diretti dal nucleo arcuato dell’ipotalamo alle regioni paraventricolare e laterale dell’ipotalamo, da oltre mezzo secolo note per il loro controllo sulla funzione alimentare, riverberano gli effetti della segnalazione di leptina e insulina circolante.

Anche se queste componenti ipotalamiche sono le più note e studiate per la comprensione della fisiologia del rapporto tra funzione alimentare e metabolismo, il circuito neurale responsabile dell’equilibrio energetico è più esteso e distribuito nell’encefalo. In particolare, importanti componenti sono nel complesso vagale dorsale sito nella porzione caudale del tronco encefalico.

Kreutzer e colleghi hanno studiato mediante risonanza magnetica nucleare (MRI, magnetic resonance imaging) l’ipotalamo medio-basale di 57 volontari obesi e 54 soggetti di controllo non affetti da obesità ed equivalenti per età e sesso. Il rilievo dell’attività del processo infiammatorio si è basato sull’iperintensità del segnale in T2, come già avvenuto in precedenti studi sull’uomo.

 Il primo dato rilevante, emerso dall’osservazione delle sezioni tomografiche in risonanza magnetica, è che il segnale iperintenso in T2 si rilevava nell’ipotalamo medio-basale di sinistra, ma non nella regione corrispondente dell’emiencefalo di destra, fortemente associata con una infiammazione sistemica di basso grado.

Si è poi cercato di stabilire se il processo infiammatorio fosse tale da determinare un danno anatomico rilevabile al livello neuronico o se, pur essendo in presenza delle modificazioni cellulari e molecolari tipiche dell’infiammazione, la struttura neuronica e gliale della regione ipotalamica esplorata rimanesse sostanzialmente integra. A questo scopo si è proceduto ad un’analisi spettroscopica, sempre mediante MRI (MRI-spectroscopy). La tecnica applicata alla metodica di risonanza ha rivelato, nell’area studiata dell’ipotalamo di sinistra delle persone obese, un numero di neuroni pari a quello registrato nei soggetti di controllo privi di eccesso ponderale, indicando la presenza di uno stato patologico di carattere funzionale e non strutturale, per effetto del processo infiammatorio.

A questo punto i ricercatori hanno analizzato fattori ambientali e genetici ipoteticamente implicati, per cercare di ottenere informazioni circa i meccanismi in gioco.

È stata compiuta un’analisi nutrizionale e un sequenziamento del 16S rDNA microbioma, rilevando che la dieta ad alto tenore di grassi determina la riduzione di Parasutterella sp. nell’intestino, che è significativamente correlata all’iperintensità di T2 nell’ipotalamo medio-basale.

Accanto a questi fattori ambientali, i ricercatori hanno rilevato che soggetti portatori di comuni polimorfismi in JNK e nel gene MCR4 sono più suscettibili all’infiammazione ipotalamica.

Infine, una valutazione compiuta dai ricercatori, sicuramente non rilevante quanto gli esperimenti che hanno suggerito le nozioni appena riportate ma, ad avviso di chi scrive, di notevole interesse, ha riguardato un sotto-gruppo sottoposto a chirurgia bariatrica. Sebbene l’intervento abbia comportato una notevole perdita di peso e un netto miglioramento della sensibilità periferica all’insulina, non ha avuto alcun effetto sull’iperintensità di T2 nell’ipotalamo medio-basale.

In conclusione, lo studio di Kreutzer e colleghi prova che nella specie umana l’obesità è associata ad infiammazione ipotalamica e disturbi nell’asse intestino-cervello, influenzati da fattori ambientali e genetici.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

Lorenzo L. Borgia

BM&L-10 giugno 2017

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

_____________________________________________________________________________________________________________________

 

La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Thaler J. P., et al. Obesity is associated with hypothalamic injury in rodents and humans. J Clin Invest. 122 (1): 153-162, 2012. Segni di infiammazione ipotalamica da 1 a 3 giorni dopo l’istituzione della dieta ad alto contenuto di grassi. In questo studio era già stata evidenziata, mediante risonanza magnetica nucleare, gliosi nell’ipotalamo medio-basale di persone obese.

[2] Come è noto la gliosi reattiva è una risposta del sistema nervoso centrale - in questo caso una risposta cerebrale - ad un fattore o ad un’azione nociva. Naturalmente è rilevante l’interessamento dell’ipotalamo, in quanto è la regione cerebrale più importante nel controllo del peso corporeo, del metabolismo, della sete, della fame, ecc.

[3] Dorfman M. D. & Thaler J. P., Hypothalamic inflammation and gliosis in obesity. Curr Opin Endocrinol Diabetes Obes. 22 (5): 325-330, 2015.

[4] Dorfman M. D. & Thaler J. P., op cit.

[5] Douglass J. D., et al., Astrocyte IKKβ/NF-KB signaling is required for diet-induced obesity and hypothalamic inflammation. Mol Metab. 6 (4): 366-373, 2017.

[6] Questa molecola è un antagonista endogeno dei recettori della melanocortina MC3 ed MC4; l’agonista endogeno è l’α-MSH, che viene rilasciato dagli ormoni del nucleo arcuato quando l’organismo è in stato catabolico.